axiomatic by greg egan

axiomatic by greg egan

autore:greg egan [egan, greg]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: fantascienza
pubblicato: 0100-12-31T23:00:00+00:00


Per tornare a casa inserii i comandi manuali e superai, di poco, il limite di velocità in cinque distinte occasioni, e guardai le multe che si accumulavano sul display del cruscotto, finché l’auto mi comunicò: — Ancora un’infrazione e ti ritirano la patente.

Passai subito dal garage allo studio. Loraine era laggiù, naturalmente. Mi fermai sulla porta e la guardai senza parlare, mentre terminava uno schizzo. Non riuscivo a vedere il soggetto, ma lavorava di nuovo col carboncino. Spesso la prendevo in giro per i suoi sistemi anacronistici: — Perché esalti i difetti dei materiali tradizionali? Gli artisti del passato non avevano altra possibilità che fare di necessità virtù, ma perché mantenere la finzione? Se il carboncino sulla carta o l’olio sulla tela sono realmente così meravigliosi, allora descrivi a qualche software artistico quello che hanno di così sublime e poi generati i tuoi materiali virtuali che sono due volte meglio.

E lei mi rispondeva: — Questo è il mio modo di lavorare, il modo che mi piace, quello a cui sono abituata. Non ci vedo niente di male.

Non volevo disturbarla, ma non volevo andarmene via senza parlare. Anche se aveva notato la mia presenza, non diede segno di avermi visto. La guardai e pensai: “Ti voglio bene davvero, e ti ammiro per il modo in cui hai tenuto la testa a posto mentre...”.

Poi m’interruppi. Mentre cosa? Essere cacciata davanti a una telecamera dai suoi rapitori? Non era mai successo niente di simile.

No, ma la conoscevo e sapevo che non sarebbe crollata, avrebbe mantenuto il controllo, potevo ammirare lo stesso il suo coraggio e la sua capacità di tenere i nervi saldi, per quanto fosse bizzarro il mezzo che mi aveva ricordato le sue qualità.

Feci per allontanarmi e lei mi richiamò: — Se vuoi, resta. Non mi dà fastidio se mi guardi.

Feci qualche passo nello studio ingombro di oggetti. Dopo lo spazio nudo e cavernoso della galleria, mi parve quasi intimo. — Su cosa lavori?

Si spostò per permettermi di ammirare ciò che aveva sul cavalletto. Era quasi completo. Mostrava una donna, con il pugno portato alle labbra, che fissava l’osservatore. Aveva un’espressione inquieta e affascinata, come se vedesse qualcosa di ipnotico, attraente, ma profondamente conturbante.

Io aggrottai la fronte. — Sei tu, vero? Un autoritratto? — Mi è occorso qualche momento per cogliere la somiglianza, e anche allora non ne ero sicuro.

Loraine lo confermò: — Sì, sono io.

— Posso chiedere che cosa vedi?

Lei si strinse nelle spalle. — Difficile dirlo. Il lavoro che sto facendo? Forse è un ritratto dell’artista colto nell’atto di autoritrarsi.

— Dovresti cercare di lavorare con una telecamera e uno schermo. Potresti programmare il software di stilizzazione in modo che costruisca un’immagine composita di te, mentre tu osservi il risultato e reagisci a esso.

Lei scosse la testa, divertita. — Perché tante preoccupazioni? Perché non limitarsi a incorniciare uno specchio?

— Uno specchio? La gente vuole vedere l’artista rivelato, non vuole vedere se stessa. — Mi avvicinai e la baciai, ma lei mi rispose appena. Le sussurrai con tenerezza: — Sono lieto che tu sia salva.



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